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Comunicato stampa del 25 maggio 2023 Dal 22 al 25 giugno a Neoneli (OR) la settima edizione del festival culturale Licanìas. Silvia Ballestra, Gino Castaldo, Ritanna Armeni, Eraldo Affinati, Mario Tozzi, Tommaso Pincio, Nadia Terranova tra gli ospiti.

È stata presentata questa mattina in videoconferenza stampa la settima edizione di Licanìas, il festival in programma a Neoneli dal 22 al 25 giugno. Ad aprire l’incontro il sindaco del piccolo borgo del Barigadu, Salvatore Cau, che ha sottolineato l’importanza della cultura «come base per la crescita di una comunità; e del coinvolgimento della Consulta giovanile come segnale incoraggiante per il futuro. Per un paese di 650 abitanti – ha precisato il sindaco – senza ristoranti o alberghi, è fondamentale organizzare un festival che esca dai propri confini per diventare un evento territoriale. Per questo abbiamo coinvolto biblioteche, scuole e librerie non solo del Barigadu, per una serie di attività che vanno oltre i quattro giorni di Licanìas».


 La presentazione del festival è stata anche l’occasione per incontrare il nuovo direttore artistico Giuseppe Culicchia, tra più apprezzati scrittori italiani, che a Neoneli ha dedicato un racconto nel 2018 al seguito di una residenza artistica. A lui il compito di presentare il programma e soprattutto il tema conduttore della rassegna: Muri. «È un tema di grande attualità che fotografa molto bene il nostro tempo. Se la caduta del Muro di Berlino ha rappresentato l’inizio di una fase di pacificazione, dialogo e apertura, gli anni che viviamo ci raccontano l’erigersi di nuovi muri, nuovi conflitti, nuove barriere. Ci sono poi i muri che non vediamo, quelli sociali, eredità di una pandemia che ci ha privati del contatto e della condivisione; e i muri generazionali, in un Paese in cui è sempre più ampio il divario tra chi è tutelato dai diritti conquistati nel tempo, e chi quei diritti se li è visti azzerare, grazie alla chimera di un precariato rivenduto come forma di libertà che invece impedisce ai più di immaginarsi, costruirsi un futuro». 

A declinare il tema del festival anche la mostra Il muro degli angeli, curata da Anna Rita Punzo. «Il muro degli angeli – ha spiegato – è il nome dato da Alda Merini alle pareti della stanza da letto nella sua casa sui Navigli. Il ricordo di quegli ambienti e del sorriso della poetessa riemergono dalle fotografie dell’artista sarda Giusi Calia, che ebbe modo di conoscerla e di ritrarla.

Da qui l’idea di realizzare un doppio racconto, che allarga lo sguardo a coloro che vennero confinati dentro i muri degli ospedali psichiatrici e a chi, come Alda Merini, è sopravvissuta a quella forma di detenzione. Autori e interpreti di questo progetto saranno due protagonisti dell’arte contemporanea sarda: Giusi Calia, appunto, e Ruben Mureddu, già protagonista di un progetto artistico nei locali dell’ex ospedale psichiatrico di Rizzeddu, a Sassari. Un’esperienza che ha portato alla realizzazione di 30 opere pittoriche che saranno visitabili a Neoneli».

La registrazione della conferenza stampa è disponibile in visione sulla pagina facebook di Licanìas: https://fb.watch/kK-e3EYW9i/
La cartella stampa si può scaricare invece tramite questo link: https://bit.ly/3OvYQw8

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Comunicato stampa del 4 maggio 2023

Dal 22 al 25 giugno a Neoneli (OR) ritorna il festival culturale Licanìas, con la nuova direzione artistica affidata allo scrittore Giuseppe Culicchia. Titolo e tema dell’edizione 2023: “Muri”.

Una stagione di grande rinnovamento a Neoneli per la nuova edizione di Licanìas, il festival di parole, arti e paesaggi promosso dall’Amministrazione comunale del piccolo borgo nel cuore del Barigadu, in provincia di Oristano. Cambia innanzitutto la collocazione temporale, con la rassegna che si riposiziona all’inizio dell’estate, per l’esattezza da giovedì 22 a domenica 25 giugno. E cambia anche la direzione artistica, affidata quest’anno allo scrittore torinese Giuseppe Culicchia, che cementa così il suo legame con Neoneli dopo la residenza artistica di sei anni fa dalla quale è nato il racconto “Neoneli, un (in)canto“, presentato al Salone del libro di Torino nel 2018.
 
Licanìas saranno quattro giorni di musica e parole, arti visive e riflessioni attorno al tema “Muri“, scelto da Culicchia come filo conduttore di questa edizione. «Nuovi muri sono spuntati ovunque – spiega il direttore artistico – a dividere, frammentare, parcellizzare. Lo si è fatto in tema di diritti, in un’incessante, insensata lotta tra ultimi e penultimi e ultimi tra gli ultimi, intanto che dal discorso pubblico spariva un tema che al contrario dovrebbe essere centrale, quello del lavoro».
 
Muri sociali, dunque, ma anche muri interiori«Chino sul proprio io ridotto ai minimi termini dello schermo che tiene in mano, l’appartenente alla Specie umana si nutre dell’illusione di poter comunicare in tempo reale con chiunque, e al contrario si ritrova sempre più solo. L’idea stessa di solidarietà pare essersi eclissata. Complice la nota pandemia, ci si è chiusi tra le mura di casa. E l’isolamento patito durante quei mesi ha scavato dentro di noi una sorta di fossato difensivo colmo di paura. Per paura ci si è divisi, accusandosi a vicenda, sordi alle ragioni o ai dubbi dell’altro, incapaci di mettersi in ascolto, pronti a giudicare e condannare».
 
E infine muri generazionali, con uno sguardo al futuro: «Non è forse un muro altissimo e invalicabile – conclude Culicchia – quello che oggi divide le generazioni? È al di là di quel muro il futuro delle nuove generazioni, di un paese come Neoneli e di una Nazione come l’Italia. Un Paese che non investe nei giovani è per definizione senza futuro. Ma è proprio di futuro che abbiamo bisogno: un futuro che va costruito giorno dopo giorno nel nostro presente, senza dimenticare le lezioni del passato».
 
Saggista, romanziere e traduttore, Giuseppe Culicchia esordisce come autore di racconti nell’antologia Papergang (1990), nell’ambito del progetto di scrittura giovanile “Under 25” curato da Pier Vittorio Tondelli. Ha pubblicato e tradotto libri per la maggiori case editrici italiane. I suoi romanzi sono stati pubblicati in Germania, Francia, Spagna, Catalogna, Paesi Bassi, Grecia, Russia, Romania, Repubblica Ceca, Corea del Sud, Turchia. Lo scrittore torinese sarà presente nella sua nuova veste di direttore artistico di Licanìas nella conferenza stampa di presentazione del festival prevista per il prossimo 17 maggio.
 
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Il festival Licanìas è promosso dal Comune di Neoneli con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport) e della Fondazione di Sardegna, in rete con i festival Cabudanne de sos poetas, Forse alla luna, bab, Strangius, 7sere 7piazze 7libri, e in collaborazione con Unione dei Comuni del Barigadu, Comune di Samugheo, Comune di Ardauli, Comune di Nughedu Santa Vittoria, Comune di Ula Tirso, Comune di Bidonì, Comune di Sorradile, Comune di Fordongianus, Comune di Busachi, Istituto Comprensivo di Samugheo, Istituto Superiore “Mariano IV d’Arborea” – sede di Ghilarza, Sistema Bibliotecario del Barigadu, Casa Cultura – Biblioteca Comunale di Neoneli, Consulta Giovanile di Neoneli, Centro Servizi Culturali U.N.L.A. – Macomer, Centro Servizi Culturali U.N.L.A. – Oristano, Casa Reclusione di Oristano, Casa libreria Emmepi – Macomer, Libreria Chiara & Stefy – Ghilarza, Associazione Nati per Leggere, Associazione Lughenè, Associazione Cooperativa e Confronto, Associazione L.A.S.A.

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Storia Popolare della Sardegna di Luciano Marrocu

Il 26 agosto, nel cortile ventoso di Casa Cultura, Luciano Marrocu ci ha guidato, insieme alle domande di Mauro Tetti, fra le pagine del suo libro “Storia popolare della Sardegna“. Marrocu, prima di cominciare, ricorda l’importanza che ha avuto Giulio Angioni nel panorama letterario e storico isolano.

L’autore (che in realtà si occupa di storia contemporanea) ci parla quasi di una sfida postagli dall’editore, ovvero quella di ricostruire la storia della nostra Isola a partire dai primi abitanti fino al 2019, passando per le epoche e le vicende che maggiormente hanno segnato l’evoluzione della nostra società.

Ma perché proprio storia popolare?

«La storia di un popolo è necessariamente popolare» afferma Marrocu. Con una serie di domande stimolanti prosegue il viaggio nella storia sarda: si è parlato di personaggi di spicco a cui la nostra isola ha dato i natali, come Sigismondo Arquer o Giomaria Angioy; di fatti come le conquiste e le dominazioni straniere e soprattutto di come il popolo Sardo ha reagito e ai cambiamenti subiti.

Ma in tutto l’arco della storia Sarda, Marrocu non si sente di poter inserire o applicare il concetto di colonialismo: secondo l’autore infatti, anche alcuni dei casi più particolari e radicali (guardando al Castel di Cagliari pisana e alle vere e proprie sostituzioni etniche messe in atto dai catalani ad Alghero e nella stessa capitale Sarda) si sono tradotti poi in una sorta di integrazione, spesso le generazioni che sono succedute ai conquistatori si sono trovati a essere identificati di fatto come sardi (testimonianze ce ne lasciano molti cognomi di origine extra-isolana che fanno parte ormai del patrimonio sardo).

«La storia di un popolo è necessariamente popolare»

Luciano Marrocu

L’incontro si conclude ribadendo l’invito che forse il pubblico ha ereditato in maniera forte da quest’ora e mezza: quella di approfondire e dare valore al proprio passato, ma soprattutto di riconoscersi come popolo e dunque protagonista principale della propria storia.


Volta Pagina x Licanias 2022

Letizia Battaglia e i suoi racconti muti

Ci sono tanti modi di raccontare storie. Immagini, sculture, poesia, pittura, fotografia. Tra questi e tanti altri non ce n’è uno più forte, uno che vince. Dipende dall’intensità con cui ciascuno viene usato. Ma nella fotografia c’è Letizia Battaglia e lei, invece, ha vinto. Ha vinto perché non ha solo fotografato. Ma ha scolpito, raccontato, catturato. Ha fatto poesia, musica, arte attraverso le immagini. Nelle sue fotografie sono racchiusi tutti quanti i modi di raccontare. Tutto il pathos che l’uomo ci mette nel creare cose vere, nell’aggraparsi alla realtà e graffiarne via gli strati superficiali, per restituirne il bello. Quel bello sublime, che attrae e spaventa. Anzi, spesso, terrorizza.

Fa paura, infatti, l’arte della Battaglia. Spaventa il modo in cui il mondo appare senza veli, in cui l’Italia è messa a nudo, in cui la stasi di un’immagine parla; anzi: grida.

Ci sono i morti ammazzati, nello spaccato di un tempo in cui la mafia era più viva e vera che mai. Il sangue scuro che nelle fotografie diventa un nero pesto. I capi chini sul petto, i corpi afflosciati, gli arti in posizioni disarmoniche. La fissità dei visi senza vita. Poi i ghigni stravolti dei sopravvissuti: la morte che, su di loro, si vede meglio in chi è morto per davvero. Lo scorcio dell’omicidio Mattarella; i bambini che giocano con le armi; i corpi riversi sui sofà; le macchine custodi di cadaveri dalla testa china, pendente sul petto.

Quel bello sublime, che attrae e spaventa. Anzi, spesso, terrorizza.

Poi lo spaccato di un’Italia che ricordiamo così come lei l’ha impressa. I bambini che gridano; le bambine e i loro occhi pieni; le donne anziane che piangono; i giochi di luce e di buio; le generazioni a confronto e quelle perse per sempre.

Ci sono cose che le parole non riescono a riassumere. Forse di parole per farlo bisogna ancora inventarne. E poi ci sono persone che hanno inventato altri modi di raccontarle, quelle cose. Un po’ come ha fatto Letizia Battaglia con la fotografia. Un obiettivo che sembra mirare fuori, al mondo esterno, il suo. Ma che per imprimerlo così bene, quel mondo, è un obiettivo che riprende anche da dentro. Nella sua arte ci sono le anime, non solo i corpi; c’è la morte ma c’è anche la vita; c’è il sangue e poi la felicità; ci sono le cose vere, anche se fanno male; ci sono gli sguardi e le lacrime di un mondo che a volte cambia e che intanto crolla. Ci sono le macerie rimaste, e le fondamenta dei palazzi che qualcun altro costruirà. C’è il passato, il presente, ma anche il futuro. Una narrazione muta che si perde in un linguaggio nuovo. Un modo di narrare che non ha bisogno di regole, impianti, impostazioni, leggi. Si fonda sulla corporeità del gesto del fotografare. Su una tensione nuova e del tutto priva di artifici, di retorica. Non ci sono perifrasi, non c’è un prologo o un epilogo. C’è solo il presente. Quello vero, crudo.

Nella sua narrazione, Letizia Battaglia racconta una storia. La sua, e quella di tutti. Una storia fatta di male e di bene; un racconto silente dei movimenti del tempo, di come il mondo avanza, e degli uomini che lo portano avanti, o indietro.


A cura di
Chiara Miscali e Giuseppina Murru

Volta Pagina x Licanias 2022

L’intervista di Volta Pagina all’autore Paolo Nori

Paolo Nori, grande studioso e amante di letteratura russa, scrittore, traduttore e blogger, porta in scena a Licanìas il suo monologo Sanguina Ancora, titolo dell’omonimo libro in finale al Premio Campiello 2021. Si cerca la risposta alla domanda: Che senso ha, oggi, leggere Dostoevskij? E nel cercarla, questa risposta, Nori parte dal fatto che Dostoevskij ci ha detto, nelle cose che ha scritto, come siam fatti prima ancora che venissimo al mondo. C’è stato un principio, un’epifania: Paolo Nori legge Delitto e Castigo a quindici anni e rimane incantato da come Dostoevskij parli a lui, parli di lui.

A Volta Pagina ha parlato di letteratura, scrittura e di quella ferita che sanguina ancora

Ha intitolato il libro Sanguina Ancora. Dostoevskij è una ferita aperta. Secondo lei è bene che tutti l’abbiano, questa ferita? Ovvero qualcosa che fa sanguinare, che fa vivere la vita e vedere il mondo in un certo modo? O è bene che prima o poi, questa ferita, si cicatrizzi?
Io, cosa è bene per gli altri, non lo so. Non ne ho idea. Ma, per me, io sono contento. A me piacciono le cose che mi fanno star male, non so perché. Non so se questa cosa valga per tutti. Però io, quando ho letto il mio primo romanzo russo, che era Delitto e castigo di Dostoevskij, avevo quindici anni, e in quel romanzo il protagonista si chiede: Ma io quanto valgo? Sono come un insetto o come Napoleone? Mi son fermato nella lettura, e mi son chiesto: E io? Io quanto valgo? Ho avuto l’impressione che quel libro lì, che era stato scritto 212 anni prima a 3000 chilometri di distanza, avesse aperto dentro di me una ferita, che non avrebbe smesso tanto presto di sanguinare. Sono passati 44 anni, e io sono contento che quella ferita sanguina ancora. Sono contento di non avere l’esatta percezione del mio valore. Se sapessi che valgo 32 mi fermerei lì, invece ho l’impressione di essere per strada verso qualcosa. Anche adesso, anche da vecchio.

Ha un modo di scrivere che definirei così particolare da essere magnetico, da far amare la letteratura russa anche a chi, di letteratura russa, non ha mai letto niente. È come entrare nei suoi pensieri e in ogni singola vita della quale parla. È un’impostazione studiata, esercitata, o un movimento stilistico al quale non fa caso, totalmente naturale?
È una cosa che è venuta col tempo. All’inizio non scrivevo così, nei primi due anni di stesura del libro sono andato verso una scrittura con una vocazione sonora. Sembra che scriva come parlo, però non è una cosa immediata, ci è voluto del tempo. E grazie per le cose che hai detto. Io, in questi ultimi anni soprattutto, racconto (anche in questo libro) delle mie passioni, e il tentativo è un po’ quello lì: parlare di una cosa che mi piace moltissimo. Che è un pezzo di me.

La letteratura è uno strumento per capirmi e per capire il mondo.

Paolo Nori

Il romanzo poi è un saggio che racconta una storia, che in fondo potrebbe essere il suo incontro con la vita di Dostoevskij. È quasi un nuovo genere in cui è centrale, quasi più di tutto, la potenza della letteratura. La letteratura che stravolge e parla chiaro. Che ha una potenza salvifica e destrutturante. Ecco, per lei, in che misura la letteratura deve assumere l’una o l’altra connotazione?
Non è che debba farlo, lo fa. Io, fin da quando ero piccolo, la cosa che mi piace di più, a me, è leggere dei romanzi. Quando ho cominciato a pubblicare, nel ‘99, mio babbo faceva il capo cantiere, lavorava nell’edilizia, e lui di libri non ne leggeva, e quando sono usciti i miei primi due libri, uno dopo l‘altro, sono andati abbastanza bene, mio babbo si è sentito in dovere di scusarsi con me perchè non li leggeva. E io gli ho detto: Babbo io non son mai venuto a vedere le case che costruisci. Non credo che il mio mestiere sia più importante del mestiere di mio babbo, no. Anche io in un certo senso costruisco le case. Case diverse, dove la gente va a stare. Però per me è così. L’edilizia è importante, necessaria, potente. Ma anche la letteratura. Per me, e per quelli come me che leggono i libri.
Per me la cosa difficile, quando avevo la vostra età, è stata capire quello che mi piaceva. E difficilissimo è stato avere il coraggio di immaginare che questa mia passione diventasse un mestiere. Son dovuto arrivare a un grado di disperazione talmente alto che mi son detto: Voglio provare a fare questa cosa qui. E se la letteratura fosse stata la musica jazz o la pittura, l’edilizia, l’architettura, non so, non credo che sarei migliore o peggiore di quello che sono ora. La possibilità di lavorare con le cose che più ci piacciono, ecco questa è una cosa della quale sono contento. Ho voluto provare a verificare questa possibilità, e mi sembra che ci sia. Si può.

La ferita lasciata da Dostoevskij sanguina ancora. Ma altri autori le hanno fatto questo stesso effetto?
Tantissimi. L’incontro con Dostoevskij è stato un caso. Ma con Tolstoj mi è successa la stessa cosa, con Puskin, Anna Achmatova, Gogol’. O quantomeno una cosa simile. Ci son delle cose centrali della mia vita, dei sentimenti miei che io leggo attraverso di loro. La letteratura è uno strumento per capirmi e per capire il mondo. Esattamente come è successo con Delitto e castigo, per la prima volta 44 anni fa.


A cura di
Chiara Miscali

Volta Pagina x Licanias 2022

“Il Genio? Uno Scemo che ce la fa!”

Divulgatore scientifico, youtuber e comico, Barbascura X sbarca sul palco di Licanias, a Neoneli, e conquista la curiosità degli spettatori parlando di coloro che la società etichetta come geni. In modo semplice, comico ma decisamente efficace riesce a far crollare la fasulla idea che tutti noi abbiamo delle più grandi menti della nostra storia. Non ha paura di fare esempi rischiosi, anzi, si gioca il tutto per tutto e smaschera quelle che sono le false credenze che si sono costruite dietro i nomi di Darwin, Newton ed Einstein. Ci mostra questi colossi della scienza per quello che erano, degli individui particolari e scontrosi, dagli hobby inusuali, ma che sono riusciti a lasciare il segno nella storia grazie alla loro curiosità e ad una buona dose di fortuna. Trattando dei temi più disparati riesce a tenere l’attenzione sulle sue parole, portando esempi concreti anche della sua esperienza personale, facendo scappare pure qualche sonora risata dal pubblico. Noi di Volta Pagina abbiamo avuto il piacere di assistere al suo spettacolo e fargli qualche domanda riguardo il suo lavoro come divulgatore, la situazione politica e ambientale attuale.

Il focus dello spettacolo è una domanda cruciale: Geni si nasce o si diventa? Tu cosa ne pensi?
Chi chiamiamo genio? Qualcuno che ci ispira, qualcuno che ci ha dato qualcosa. Secondo me, il genio è un tizio che raggiunge un incredibile traguardo senza impegnarsi quanto faresti tu. Però questo non è il genio, è il talento, e il talento non esiste né nella scienza nè nell’arte. Utilizziamo la parola Genio con estrema leggerezza. La parola genialità ci viene appioppata, succede per sbaglio, per casualità. Ogni storia è diversa, ci si diventa per fortuna e ossessione, alla base. Il genio è una persona ossessionata, ma anche un po’ scema che però ce l’ha fatta…

In vista delle elezioni del 25 settembre, cosa ti preoccupa del binomio Cambiamento climatico e politica?
Sono preoccupato del fatto che in Italia non sia entrato il tema nelle agende politiche come si deve. Non capisco come sia possibile perché il bacino di utenti e di elettorato interessato al tema è incredibile. I giovani che sono preoccupati per il proprio futuro sarebbero ben contenti e orgogliosi di votare per un partito a prescindere dallo schieramento, nè di destra nè di sinistra, non importa. Voterebbero quasi a qualsiasi partito se nelle priorità di esso ci sia il clima. Non capisco come funzioni la stranezza italiana, come sia possibile che viviamo in questa anomalia. Al momento non ci sono proposte, e se ci sono non si capisce la loro finalità

Ti senti mai scoraggiato vedendo quanta strada c’è ancora da fare per la divulgazione scientifica?
C’è da dire che la comunicazione ha fatto un passo enorme, il tema è quasi ovunque al centro del dibattito pubblico. Ma tra il prendere a cuore il problema e risolverlo c’è un abisso. Le persone possono continuare a autoimporsi per esempio limitazioni di carbonio, ma non sono queste scelte personali a risolvere il problema, ed è per questo che è importante che intervenga la politica dall’alto. Il modo migliore per risolvere questa crisi climatica è quella di applicare delle scelte in modo sistematico tali da costringere le persone a inquinare meno senza che se ne accorgano, senza impattare nel portafoglio delle persone che è alla base di tutto.

Il genio è una persona ossessionata,
ma anche un po’ scema che però ce l’ha fatta.

Parlando della tua vita, in che modo sei riuscito a coniugare la doppia vita da divulgatore e ricercatore?
Ho smesso di fare il ricercatore da definizione nel 2019, da inizio pandemia. Quando ho finito le ricerche sono tornato in Italia e non sono più tornato in laboratorio. Continuo a collaborare con accademie e istituzioni. Ma non voglio più entrare in laboratorio, l’ho presa come decisione personale. Mi piace fare ricerca, ma se avessi continuato sarei diventato un Project Manager, ovvero coloro che scrivono le ricerche ma che non vanno effettivamente a testare. Il chimico è un lavoro quasi da operaio, ti sporchi tanto. Facendo il Project Manager arrivi a un punto in cui programmi tutto ma non sei più tu il protagonista dell’effettivo test.

Adesso è partito un altro mondo, mi sto divertendo molto di più, sono molto più sereno, perchè il fascino per la ricerca pura da laboratorio mi è un po’ passata, l’ho fatto per tanto tempo, e mi ha stancato.. Non mi sono accorto di un cambio, perchè ho continuato e continuo a studiare come un ossesso, sto sempre a lavorare. Gli ultimi tre anni di ricerca non ero veramente felice, e se avessi continuato l’avrei fatto imponendomelo.

Italia e la ricerca: come si sta sviluppando rispetto agli altri competitor europei?
La ricerca italiana ha fatto enormi passi avanti, fa paura, è fantastica! La ricerca è di altissimo livello, nonostante i pochi mezzi. Diciamo che non ci possiamo lamentare..

Il tema del festival è la periferia. La scienza può essere un modo per superare le barriere tra periferia e città?
Più che la scienza, lo studio in generale. Il fatto di poter studiare, interfacciarsi con altre realtà, di potersi documentare è la cosa che apre più gli orizzonti. Quello che dico ,scherzando, è che quando sai una cosa, nessuno può dirti niente in contrario. Il bagaglio di conoscenze che acquisisci diventa la tua identità e diventa un bene materiale che non ti potranno mai togliere. Lo studio è  alla base di tutto per unire le città, per scappare dai posti che non ti piacciono e per raggiungere quelli che ti piacciono di più.


A cura di
Chiara Merlin e Antonio Cocco

Volta Pagina x Licanias 2022

Comunicato stampa del 27 agosto • Si chiude domani a Neoneli (OR) il festival di arti e parole Licanìas, con Christian Raimo, Emilio Casalini, Maria Rosal Nadales, Paola Villani e Lidia Decandia.

Con una giornata fitta di incontri si chiude domani (domenica 28) a Neoneli (OR) l’edizione 2022 di Licanìas, il festival di parole, arti e paesaggi promosso dall’Amministrazione comunale per il coordinamento artistico/culturale di Umberto Cocco e Francesca Atzas.

Si comincia alle 10 a Casa Cultura per una mattina dedicata alla più stretta attualità: Costantina Fadda incontra infatti PaolaVillani, curatrice, con Hanna Serkowska, di “PerdutaMente. Vecchiaia e declino cognitivo tra scienza e letteratura” (Franco Angeli editore); alle 11,30 Umberto Cocco dialoga invece con LidiaDecandia sul suo “Territori in trasformazione. Il caso dell’Alta Gallura (Donzelli).

Gli appuntamenti del pomeriggio, come sempre in Largo Margherita, si aprono alle 16,30, con MariaRosalNadales, scrittrice e docente di Didattica della lingua e della letteratura all’Università di Cordoba, che parlerà del suo ultimo libro, “Geometria delle ombre” (NOR EDIZIONI), insieme a Mercedes Arriaga Flores.

A seguire, il microfono passa a Christian Raimo, insegnante e scrittore, tra gli intellettuali più attivi e provocatori del nostro tempo, autore per Chiarelettere di una riflessione sulla capitale d’Italia: “Roma non è eterna. Vita, morte a bellezza di una città. A guidare la conversazione sarà il coordinatore di Casa Cultura Giancarlo Zoccheddu.

Ultime tappe poi in piazza Italia, con un’anteprima, alle 19.30, della prossima edizione di Wine, Fregula e Cassola, la rassegna di cibo, vino e narrazioni in programma ormai da anni nell’autunno neonelese. Protagonista EmilioCasalini, conduttore su Rai3 di “Generazione Bellezza, il programma dedicato ai borghi italiani e alla valorizzazione dei territori più marginali, attraverso le bellezze e le tipicità, anche enogastronomiche. In dialogo con lui il giornalista del Gambero RossoGiuseppe Carrus.
Licanìas si chiude infine alle 22 con i cantadores BrunoAgus e SalvatoreScanu impegnati in una gara di poesia improvvisata, con l’accompagnamento del Tenore S’Angelu di Neoneli.

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Comunicato stampa del 26 agosto 2022 – Prosegue a Neoneli (OR) il festival di arti e parole Licanìas; domani con Paolo Nori, Beppe Sebaste, Rossana Dedola, Angela Guiso, Rita Giuliani e con Alex Britti in concerto (special guest Flavio Boltro).

Licanìas prosegue nel segno della grande musica: la serata di sabato27 agosto – in collaborazione con il festival Dromos – porta a Neoneli (OR) uno dei concerti più attesi dell’estate, protagonista Alex Britti, virtuoso della chitarra dalle fortunatissime incursioni nella canzone d’autore, che arriva in Sardegna con il suo Mojo TourSpecial guest uno dei più importanti e talentuosi trombettisti italiani: FlavioBoltro, a completare una band di altissimo spessore con Davide Sambrotta all’organo hammond, pianoforte e tastiere, EmanueleBrignola al basso e GiulioRocca alla batteria. Microfoni e riflettori accesi in piazza Barigadu a partire dalle22.

Grande attesa anche per gli appuntamenti in programma nel pomeriggio in Largo Margherita, dove è atteso uno dei più apprezzati scrittori italiani: Paolo Nori, che alle 19 racconta il suo “Sanguina ancora”, testo fortunatissimo rilasciato per Mondadori e finalista all’ultima edizione del Premio Campiello. Un libro che prende la forma della biografia informale, il racconto dell’incredibile vita di Fëdor Dostoevskij.

Prima di Nori, alle 17, tocca invece a Beppe Sebaste, scrittore e poeta dalla vasta bibliografia, autore per Neri Pozza di “Una vita dolce”, un libro originale e moderno, toccante, di estrema saggezza e sensibilità. A dialogare con l’autore sarà il docente di lettere Mauro Portello.

Ma il sabato di Licanìas – festival promosso dall’Amministrazione comunale per il coordinamento artistico/culturale di Umberto Cocco e Francesca Atzas – si apre con una mattinata di approfondimento dedicata a Grazia Deledda e SalvatoreSatta. Alle 10 appuntamento a Casa Cultura con Rossana Dedola, che al premio Nobel nuorese ha dedicato grande parte della sua produzione, tra cui il più recente “Grazia Deledda. Lettere e cartoline in viaggio per l’Europa” (Il Maestrale); e FrancaCarboni, autrice di “Grazia Deledda e il lettino dello psicanalista” (Sardinia4D). Dialoga con le autrici la direttrice dello Spazio Ilisso VannaFois.

Alle 11,30 appuntamento invece con Angela Guiso, prolifica studiosa dell’autore de “Il giorno del giudizio” con due volumi pubblicati da Ilisso e Il Mulino, in conversazione con Rita Giuliani, autrice dell’introduzione al libro di Laura Boschian “La mia vita con Salvatore Satta (Ilisso).

Il festival Licanìas si chiude domenica 28 con un’ultima giornata fitta di appuntamenti in compagnia di PaolaVillaniLidiaDecandiaMariaRosalNadalesChristian RaimoEmilioCasalini, prima del suggello finale con la gara di poesia improvvisata di BrunoAgus e SalvatoreScanu con l’accompagnamento del Tenore S’Angelu di Neoneli.

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Il festival Licanìas 2022 è promosso dal Comune di Neoneli con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport) e della Fondazione di Sardegna, in rete con i festival Cabudanne de sos poetas, Fino a leggermi matto, Forse alla luna, Dromos, e in collaborazione con Unione dei Comuni del Barigadu, Comune di Samugheo, Comune di Ardauli, Comune di Nughedu Santa Vittoria, Comune di Ula Tirso, Istituto Comprensivo di Samugheo, Istituto Superiore “Mariano IV d’Arborea” – sede di Ghilarza, Sistema Bibliotecario del Barigadu, Sistema Bibliotecario Città Territorio, Casa Cultura – Biblioteca Comunale di Neoneli, Consulta Giovanile di Neoneli, Centro Servizi Culturali U.N.L.A. – Macomer, Casa Reclusione di Oristano, Casa libreria Emmepi – Macomer, Libreria Chiara & Stefy – Ghilarza, Ilisso Editore, B&B.

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RICCARDO SGUALDINI • cell. 347 83 29 583 • E-mail: tagomago.1@gmail.com
NICOLA MUSCAS • cell. 347 568 44 50 • E-mail: nicolamuscas@hotmail.it

Comunicato stampa del 25 agosto 2022 – Prosegue a Neoneli (OR) il festival culturale Licanìas. Venerdì 26 agosto in compagnia di Eliano Canu, Luciano Marrocu, Giada Ceri, Franco Zecchin, Sabrina Pisu e Monica Demuru.

Seconda giornata, domani venerdì 26 agosto a Neoneli (OR), per il festival di parole, arti e paesaggi Licanìas, promosso dall’Amministrazione comunale per il coordinamento artistico/culturale di Umberto Cocco e Francesca Atzas.

Si comincia al mattino con due incontri in programma a Casa Cultura. Alle 10,00 è protagonista Eliano Cau, che in dialogo con Francesca Atzas affronta i temi del suo Se l’inverno declina (Condaghes). La storia dell’educazione sentimentale del giovane Eros, ambientata tra la Sardegna e il Piemonte degli anni ’70. Dalle 11,30 sale in cattedra Luciano Marrocu, romanziere e storico, a lungo docente a La Sapienza prima e all’Università di Cagliari poi, autore per Laterza di Storia popolare dei sardi e della Sardegna. Marrocu, capace di fondere il rigore scientifico e il passo dell’esperto narratore, dialogherà con lo scrittore Mauro Tetti. 

Licanìas prosegue poi nel pomeriggio in Largo Margherita, dove Giada Ceri presenta La giusta quantità di dolore (Exòrma), un reportage narrativo che racconta il sistema penitenziario italiano nel presente e ne ipotizza il futuro prossimo. Un libro che interroga non soltanto il carcere ma anche la collettività che lo circonda. A dialogare con l’autrice, a partire dalle 17,00, sarà Francesca Mazzuzi, referente per la Sardegna della campagna LasciateCIEntrare, nata per contrastare il divieto d’accesso agli organi di stampa nei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) e nei C.A.R.A. (Centri di accoglienza per richiedenti asilo).

A seguire un nuovo focus su Letizia Battaglia con Franco Zecchin, che di Battaglia fu compagno di vita e di lavoro per quasi vent’anni. Al dibattito partecipa anche Sabrina Pisu, che con la grande fotografa e attivista ha firmato per Einaudi il libro biografico Mi prendo il mondo ovunque sia. Un dialogo su fotografia e impegno civile guidato da Mariolina Cosseddu, docente di Storia dell’Arte al Liceo Classico Manno di Alghero. 
 
Ultimo appuntamento del venerdì, in piazza Barigadu alle 22,00, con la trasposizione teatrale di Bellas Mariposas, delicato e prezioso racconto postumo di Sergio Atzeni che ha contribuito a fissare la Sardegna urbana e contemporanea nell’immaginario letterario. Sul palco una delle artiste più complete della scena italiana, l’attrice e cantante Monica Demuru, che sin dagli anni ’90 lavora con i più apprezzati registi e i migliori musicisti jazz del panorama nazionale.

Licanìas prosegue sino a domenica 28 agosto con un fitto calendario di incontri, confronti, libri, musica e arti visive. Insieme, tra gli altri, a Paolo Nori, Maria Rosal Nadales, Christian Raimo, Emilio Casalini, Alex Britti e Flavio Boltro (in collaborazione con Dromos).


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Il festival Licanìas è promosso dal Comune di Neoneli con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport) e della Fondazione di Sardegna, in rete con i festival Cabudanne de sos poetas, Fino a leggermi matto, Forse alla luna, Dromos, e in collaborazione con Unione dei Comuni del Barigadu, Comune di Samugheo, Comune di Ardauli, Comune di Nughedu Santa Vittoria, Comune di Ula Tirso, Istituto Comprensivo di Samugheo, Istituto Superiore “Mariano IV d’Arborea” – sede di Ghilarza, Sistema Bibliotecario del Barigadu, Sistema Bibliotecario Città Territorio, Casa Cultura – Biblioteca Comunale di Neoneli,  Consulta Giovanile di Neoneli, Centro Servizi Culturali U.N.L.A. – Macomer, Casa Reclusione di Oristano, Casa libreria Emmepi – Macomer, Libreria Chiara & Stefy – Ghilarza, Ilisso Editore, B&B.

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Comunicato stampa del 24 agosto 2022 – Al via domani (giovedì 25) a Neoneli (OR) il festival culturale Licanìas, sino a domenica 28 nel segno di “Periferie”.

Tutto pronto a Neoneli (OR) per la prima giornata di Licanìas, il festival di parole, arti e paesaggi promosso dall’Amministrazione comunale del paese nel Barigadu con il coordinamento artistico/culturale di Umberto Cocco e Francesca Atzas.

L’edizione 2022, nel segno di “Periferie”, si apre domani (giovedì 25) alle 18 in Casa Cultura. A seguire, l’inaugurazione di “Limen”, interventi site-specific delle artiste Daniela e Francesca Manca in alcune delle dimore abbandonate di Neoneli: interventi che, come sottolinea la curatrice del progetto, Anna Rita Punzo, “ci ricordano che le case relegate nelle periferie del tempo sono molto più vaste dello spazio delimitato dalle pareti di pietra e malta, sono città della memoria che rispondono con generosità a chi sa porsi in ascolto”.

Altro taglio del nastro, alle 19 nella Sala Corrale, dove si inaugurala mostra Letizia Battaglia: sguardi sul mondo reale, a cura dell’associazione culturale Su Palatu Fotografia. Un omaggio alla grande fotografa e attivista siciliana, morta a Palermo lo scorso aprile, ospite d’eccezione della passata edizione di Licanìas in una delle sue ultime apparizioni pubbliche.

In serata, alle 22 in piazza Barigadu, va in scena uno dei più popolari youtuber italiani, capace di unire la divulgazione e la ricerca scientifica alle doti di comico e performer: Barbascura X, noto al grande pubblico per le sue rubriche nella trasmissione di Rai3 Il posto giusto, per la recente partecipazione a Pechino Express e il nuovissimo programma “72 animali pericolosi“, in onda dal 20 di questo mese di agosto su DMAX(canale 52 del digitale terrestre). A Neoneli porterà in scena Il genio non esiste?, un monologo sotto forma di viaggio ironico e sarcastico attraverso le idee di sei grandi menti della storia.

Licanìas prosegue sino a domenica 28 agosto con quattro intense giornate di incontri, confronti, libri, musica e arti visive. Tra i protagonisti, Paolo Nori, Maria Rosal Nadales, Christian Raimo, Monica Demuru, Franco Zecchin, Emilio Casalini e Alex Britti in concerto (in collaborazione col festival Dromos) a Neoneli per l’unica tappa sarda del suo Mojo Tour, con Flavio Boltro come special guest.


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