Il 26 agosto, nel cortile ventoso di Casa Cultura, Luciano Marrocu ci ha guidato, insieme alle domande di Mauro Tetti, fra le pagine del suo libro “Storia popolare della Sardegna“. Marrocu, prima di cominciare, ricorda l’importanza che ha avuto Giulio Angioni nel panorama letterario e storico isolano.
L’autore (che in realtà si occupa di storia contemporanea) ci parla quasi di una sfida postagli dall’editore, ovvero quella di ricostruire la storia della nostra Isola a partire dai primi abitanti fino al 2019, passando per le epoche e le vicende che maggiormente hanno segnato l’evoluzione della nostra società.
Ma perché proprio storia popolare?
«La storia di un popolo è necessariamente popolare» afferma Marrocu. Con una serie di domande stimolanti prosegue il viaggio nella storia sarda: si è parlato di personaggi di spicco a cui la nostra isola ha dato i natali, come Sigismondo Arquer o Giomaria Angioy; di fatti come le conquiste e le dominazioni straniere e soprattutto di come il popolo Sardo ha reagito e ai cambiamenti subiti.
Ma in tutto l’arco della storia Sarda, Marrocu non si sente di poter inserire o applicare il concetto di colonialismo: secondo l’autore infatti, anche alcuni dei casi più particolari e radicali (guardando al Castel di Cagliari pisana e alle vere e proprie sostituzioni etniche messe in atto dai catalani ad Alghero e nella stessa capitale Sarda) si sono tradotti poi in una sorta di integrazione, spesso le generazioni che sono succedute ai conquistatori si sono trovati a essere identificati di fatto come sardi (testimonianze ce ne lasciano molti cognomi di origine extra-isolana che fanno parte ormai del patrimonio sardo).
L’incontro si conclude ribadendo l’invito che forse il pubblico ha ereditato in maniera forte da quest’ora e mezza: quella di approfondire e dare valore al proprio passato, ma soprattutto di riconoscersi come popolo e dunque protagonista principale della propria storia.